ANNA: UNA DONNA...SPECIALE
Nel vangelo di San Luca, al capitolo 2, fra i personaggi che vengono menzionati attorno al racconto sulla nascita del Salvatore Gesù Cristo, vi è Anna, una profetessa. Maria e Giuseppe la incontrano nel tempio di Gerusalemme, quando essi vi avevano portato il bambino Gesù: "Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore: "Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore"; e per offrire il sacrificio di cui parla la legge del Signore, di un paio di tortore o di due giovani colombi" (Luca 2:22-24).
È questo il momento dell'incontro: "Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (Luca 2:36-38).
Anna è una donna "speciale" per la sua fedeltà a Dio. Troviamo, infatti, scritto che questa donna: "Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere".
La fedeltà è uno di quei valori di cui oggi poco si parla e poco si pratica, uno di quei valori la cui pratica oggi è considerata "stupidità". La fedeltà, però, è uno dei principali tratti del carattere di Dio, come Egli si è rivelato a noi nella Sua Parola. Dall'Antico al Nuovo Testamento echeggia la fedeltà di Dio: "Riconosci dunque che il Signore, il tuo Dio, è Dio: il Dio fedele, che mantiene il suo patto e la sua bontà fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti" (Deuteronomio 7:9).
Non solo Mosè, ma anche l'apostolo Paolo sottolineava la fedeltà di Dio: "Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Fedele è Dio che vi ha chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro" (1Corinzi 1:8,9).
Non abbiamo dubbi sulla fedeltà di Dio, ma ne abbiamo tanti sulla nostra. Dio è alla ricerca di persone fedeli: "Molta gente vanta la propria bontà; ma un uomo fedele chi lo troverà?" (Proverbi 20:6).
La maggior parte delle persone conosce la fedeltà...perché è spesso una voce della nostra busta paga. Si parla infatti di "premio di fedeltà".
Ma che cos'è la fedeltà? È importante? È ormai diventato proverbiale che essa è un tratto caratteristico dei cani. Sono innumerevoli gli esempi che si possono citare al riguardo, come questo che è diventato famoso nella letteratura mondiale.
George Graham Vest, membro del Congresso confederato americano durante la guerra civile dal 1879 al 1903, era un valente politico del suo tempo. Viene però ricordato per un solo discorso che aveva pronunciato come giovane avvocato e ripetuto centinaia di volte durante la sua vita. Vest rappresentava un cliente che aveva denunciato un suo vicino per avergli ucciso il cane. Vinse la causa, ignorando le testimonianze, per un discorso che l'avvocato aveva fatto in tribunale sul tema della fedeltà. Eccolo.
"Signori e signore della Corte, il migliore amico che un uomo possa avere in questo mondo può rivoltarsigli contro e diventare il suo nemico. Il figlio o la figlia che lui ha allevato con amorevole cura si può comprovare del tutto ingrato. Coloro che ci sono più cari e vicini, coloro dei quali con gioia abbiamo fiducia con il nostro buon nome, possono diventare per noi spietati traditori. Il denaro che un uomo possa avere, lo può perdere. Gli sfugge via forse quando più ne ha bisogno. La buona reputazione di un uomo può essere sacrificata in un momento di azione sconsiderata.
La gente che più è disposta a cadere in ginocchio davanti a noi per renderci onore quando abbiamo successo, potrebbe essere la prima a tirarci le pietre della malizia quando il fallimento fa oscurare di nuvole il cielo che è sopra di noi.
L'unico amico più assolutamente altruista che noi si possa avere in questo mondo egoista, l'unico che mai ci abbandoni, l'unico che giammai si comprovi ingrato o traditore, è il nostro cane.
Il cane di un uomo gli sta accanto in prosperità come in povertà, in salute come in malattia. È disposto a dormire sul duro terreno, dove il vento dell'inverno e la neve soffia senza pietà, se solo può stare vicino al suo padrone. Egli gli bacerebbe la mano anche se non avesse cibo da offrirgli; egli gli leccherebbe le ferite e le cicatrici che l'asprezza del mondo gli causasse. Egli vigilerebbe sul sonno del suo padrone miserabile come se questi fosse un principe.
Quando tutti gli altri amici lo avessero abbandonato, egli rimarrebbe. Se le ricchezze prendessero il volo e la sua buona reputazione cadesse a pezzi, solo il suo cane gli sarebbe costante nel suo amore come il sole nel suo viaggio attraverso il cielo.
Se la sfortuna colpisse il suo padrone e lo facesse andare ramingo per il mondo, senza amici e senza casa, il cane fedele non chiederebbe privilegio più alto che quello di accompagnarlo, proteggerlo contro i pericoli e combattere contro i suoi nemici.
E se l'estremo scenario sopraggiungesse e la morte cogliesse il suo padrone nel suo abbraccio e il suo corpo giacesse sul freddo terreno, non importa se tutti i suoi amici se ne fossero andati per la loro strada: là accanto alla tomba si troverebbe ancora il suo nobile cane, il muso fra le zampe, gli occhi tristi, ma aperti e vigilanti, fedeli e veraci persino di fronte alla morte".
Gli animali non hanno uno spirito, che è la componente essenziale per metterci in comunione con il Signore, eppure molto spesso sono fedeli all'uomo. Quanto più deve esserlo il credente "nato di nuovo" verso il Signore che lo ha strappato dall'inferno.
Fedeltà, dunque. Essa, benché rara, deve esistere fra i credenti. Nel nostro testo biblico incontriamo il personaggio di Anna, delineata per noi in poche, ma significative righe. Vediamo come la fedeltà di Anna era manifesta:
1. UNA DONNA DISPONIBILE
Si tratta di una profetessa, una donna, cioè, particolarmente dedicata al Signore tanto da diventarne la portavoce, nel nostro caso una di coloro alla quale il popolo si rivolgeva per ricevere parole di conforto, di saggezza, di consiglio. Nel dubbio, nell'insicurezza, nella disperazione, uomini, donne e bambini, sapevano di trovarla là, nel tempio, sempre disponibile.
Sapevano che lei avrebbe sempre avuto tempo per loro, per ascoltarli e per comunicare loro la Parola del Signore. Non era un sacerdote sempre indaffarato con le cerimonie del tempio, non era il tipico profeta che arringava folle, non era l'intellettuale maestro della legge che, davanti alla sua classe, faceva erudite disquisizioni. Era "soltanto" una piccola donna, ma "speciale", perché particolarmente vicina a Dio. Non aveva, per questo, "un incarico ufficiale". Non aveva un "ufficio" in cui ricevesse "clienti" su appuntamento, non aveva un "sito internet" da consultare oppure un indirizzo di posta elettronica da poter inviare messaggi. Non aveva un cellulare per essere facilmente rintracciabile. Era sempre al tempio disponibile per tutti. La gente sapeva di poterla trovare lì, nel luogo del culto, perché lei, ogni giorno, da tantissimo tempo, si recava per pregare. Quella donna era davvero vicina a Dio, in comunione con Lui e la cosa non sfuggiva alla gente, che apprezzava questo molto più di tante espressioni istituzionali della religione e soprattutto ne apprezzava la disponibilità.
Ecco una caratteristica che deve essere presente nella vita d'ogni credente: la disponibilità, che è sinonimo di fedeltà a Dio ed alla Chiesa. Nella conosciutissima parabola del Buon Samaritano abbiamo un chiaro esempio del concetto appena enunciato: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno" (Luca 10:30-35).
Un altro chiaro esempio di disponibilità è rappresentato dalle donne che seguivano Gesù e lo assistevano con i loro beni: "Con lui vi erano i dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti maligni e da malattie: Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, l'amministratore di Erode; Susanna e molte altre che assistevano Gesù e i dodici con i loro beni" (Luca 8:2,3).
Vi è anche un altro personaggio che era sempre disponibile per la Chiesa ed era Barnaba, il cui nome ha un significato molto bello, ossia: figlio di consolazione: "Or Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (che tradotto vuol dire: Figlio di consolazione), Levita, cipriota di nascita, avendo un campo, lo vendette, e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli" (Atti 4:36,37).
Era figlio di consolazione non solo di nome, ma di fatto, infatti, fu inviato dagli apostoli a Paolo per verificarne la veridicità della sua esperienza e lui fu disponibile ad esporsi a quello che poteva essere un grave pericolo per la sua incolumità e per quella di tutta la Chiesa nel caso in cui la conversione dell'apostolo Paolo fosse risultata falsa: "Quando fu giunto a Gerusalemme, tentava di unirsi ai discepoli; ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli, e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Da allora, Saulo andava e veniva con loro in Gerusalemme, e predicava con franchezza nel nome del Signore" (Atti 9:26-28).
La disponibilità di Barnaba era così nota che quando ci fu il risveglio in Antiochia, la Chiesa inviò lui: "Quelli che erano stati dispersi per la persecuzione avvenuta a causa di Stefano, andarono sino in Fenicia, a Cipro e ad Antiochia, annunziando la Parola solo ai Giudei, e a nessun altro. Ma alcuni di loro, che erano Ciprioti e Cirenei, giunti ad Antiochia, si misero a parlare anche ai Greci, portando il lieto messaggio del Signore Gesù. La mano del Signore era con loro; e grande fu il numero di coloro che credettero e si convertirono al Signore. La notizia giunse alle orecchie della chiesa che era in Gerusalemme, la quale mandò Barnaba fino ad Antiochia. Quand'egli giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò e li esortò tutti ad attenersi al Signore con cuore risoluto, perché egli era un uomo buono, pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla molto numerosa fu aggiunta al Signore. Poi Barnaba partì verso Tarso, a cercare Saulo; e, dopo averlo trovato, lo condusse ad Antiochia" (Atti 11:19-25).
La gente riconobbe la disponibilità della profetessa Anna come la Chiesa riconobbe la disponibilità di Barnaba. Gli altri riconoscono unita alla tua fedeltà anche la tua disponibilità?
2. UNA DONNA FEDELE AL SIGNORE NELLE AVVERSITÀ
Anna non era sempre stata così. Dopo soli sette anni di matrimonio era rimasta vedova, probabilmente anche senza figli. Certamente era stata per lei una tragedia: una vedova, a quel tempo, era una condizione davvero penosa. All'epoca le ragazze si sposavano circa a 14 anni. Possiamo supporre che a 20 anni fosse già vedova. L'ingiustizia per cui le vedove venivano private della propria casa, non era che la punta di un iceberg. Dov'era la fedeltà di Dio nel suo caso, lei avrebbe potuto dire? Che delusione sarebbe stata per altre come lei quella perdita, dopo che Dio promette al Suo popolo ogni bene! Come avrebbe dovuto reagire a questo fatto? Prendendosela magari con Dio, arrabbiandosi con Lui?
Le sarebbe mancato sostegno economico, la compagnia, qualcuno con cui parlare, con cui lavorare, qualcuno che la sostenesse...La società, inoltre, nonostante le prescrizioni del Signore, era ostile alle vedove. Ecco un valido motivo per arrabbiarsi con Dio, per rinnegarlo, per entrare in crisi spirituale, per dire: "Perché vivere ancora? Che scopo ha la mia vita?". Anna, però, "non si arrabbia con Dio". Dio l'avrebbe accolta, dandole Egli stesso rifugio e proposito per la sua vita, quello scopo che nemmeno prima avrebbe supposto d'avere.
Anna conosceva la Bibbia e le promesse in Essa contenute: "Il Signore, il vostro Dio, è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e tremendo, che non ha riguardi personali e non accetta regali, che fa giustizia all'orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito" (Deuteronomio 10:17,18).
Anna conosceva le parole di Davide: "Dio è padre degli orfani e difensore delle vedove nella sua santa dimora..."L'Eterno protegge i forestieri, soccorre l'orfano e la vedova ma sovverte la via degli empi" (Salmo 68:5).
Ella sapeva che avrebbe potuto trovare rifugio presso Dio. Anna aveva fatto personale esperienza di quanto diceva il Salmo 84, che certamente bene conosceva: "Oh, quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L'anima mia langue e vien meno, sospirando i cortili del Signore; il mio cuore e la mia carne mandano grida di gioia al Dio vivente. Anche il passero si trova una casa e la rondine un nido dove posare i suoi piccini... I tuoi altari, o Signore degli eserciti, Re mio, Dio mio! Beati quelli che abitano nella tua casa e ti lodano sempre! Beati quelli che trovano in te la loro forza, che hanno a cuore le vie del Santuario" (Salmo 84:1-5).
Sì, Anna aveva scoperto quanto fosse autentica la gioia e la consolazione di trovare rifugio costante presso Dio, trovare in Lui la sua forza e prendere a cuore la volontà rivelata del Signore.
Aveva molto pianto la scomparsa dell'uomo che amava, ma la "valle del pianto" per lei si era trasformata in "luogo di sorgenti" e "pioggia di benedizioni", come dice sempre il Salmo 84: "Quando attraversano la valle di Baca essi la trasformano in luogo di fonti e la pioggia d'autunno la ricopre di benedizioni" (Salmo 84:6).
Nell'afflizione, Anna, aveva trovato una forza sempre maggiore nel Signore: "Lungo il cammino aumenta la loro forza e compaiono infine davanti a Dio in Sion" (Salmo 84:7).
Anna poteva così pregare con le stesse parole del Salmista: "O Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera; porgi orecchio, o Dio di Giacobbe! Vedi, o Dio, nostro scudo, guarda il volto del tuo unto! Un giorno nei tuoi cortili val più che mille altrove. Io preferirei stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi. Perché Dio, il Signore, è sole e scudo; il Signore concederà grazia e gloria. Egli non rifiuterà di far del bene a quelli che camminano rettamente. O Signore degli eserciti, beato l'uomo che confida in te!" (Salmo 84:8-12).
Anna aveva riposto la sua fiducia nel Signore. Non si era lasciata andare alla disperazione, allo sconforto, alla depressione, ma rimase fedele al Signore fino alla fine. Credo che nessuno di noi ha i problemi che aveva Anna, per questo possiamo servire il Signore con tutto noi stessi: "Se, correndo con dei pedoni, questi ti stancano, come potrai gareggiare con i cavalli? Se non ti senti al sicuro che in terra di pace, come farai quando il Giordano sarà in piena?" (Geremia 12:5).
Non scoraggiamoci nel giorno dell'avversità, ma fedeli al Signore continuiamo il nostro cammino: "Se ti scoraggi nel giorno dell'avversità, la tua forza è poca" (Proverbi 24:10).
3. UNA DONNA CHE SI DISTINGUEVA
Anna si distingueva anche dal resto della sua stessa famiglia. Il nostro testo ci dice che apparteneva alla tribù di Ascer.
Ascer era l'ottavo dei dodici figli di Giacobbe: "Poi Zilpa, serva di Lea, partorì a Giacobbe un secondo figlio.Lea disse: "Sono felice! perché le fanciulle mi chiameranno beata". Perciò lo chiamò Ascer" (Genesi 30:12,13).
Quando Giacobbe aveva benedetto, prima della sua morte, i suoi 12 figli, egli aveva predetto che la sua sarebbe stata una tribù particolarmente benestante: "Da Ascer verrà il pane saporito, ed egli fornirà delizie regali" (Genesi 49:20).
Anche Mosè aveva predetto la benedizione di Ascer: "Poi disse di Ascer: "Benedetto sia Ascer tra i figli d'Israele! Sia il favorito dei suoi fratelli e tuffi il suo piede nell'olio! Le sbarre delle sue porte siano di ferro e di bronzo e duri quanto i tuoi giorni la tua forza!" (Deuteronomio 33:24).
Quando Giosuè divise la terra promessa fra le 12 tribù, ad Ascer era appunto toccato in sorte il territorio più a nord, vicino al Mediterraneo, una terra molto fertile: "La quinta parte tirata a sorte toccò ai figli di Ascer, secondo le loro famiglie. Il loro territorio comprendeva: Chelcat, Cali, Beten, Acsaf, Allammelec, Amad, Misal. Il loro confine giungeva, verso occidente, al Carmelo e a Sior-Libnat. Poi girava dal lato del sol levante verso Bet-Dagon, giungeva a Zabulon e nella valle di Ifta-El al nord di Bet-Emec e di Neiel, e si prolungava verso Cabul a sinistra, e verso Ebron, Reob, Cammon e Cana, fino a Sidone la Grande. Poi il confine girava verso Rama fino alla fortezza di Tiro, girava verso Cosa, e terminava al mare dal lato del territorio di Aczib. Esso includeva inoltre: Umma, Afec e Reob: ventidue città e i loro villaggi. Questa fu l'eredità della tribù dei figli di Ascer, secondo le loro famiglie: queste città e i loro villaggi" (Giosuè 19:24-31).
Con le benedizioni materiali, però, erano pure venute le tentazioni. Quella tribù non avrebbe ubbidito al Signore quando si sarebbe trattato di respingere i popoli pagani ed i loro costumi e non avrebbe neppure assistito le altre tribù di Israele in questo compito. Benestante e spiritualmente superficiale, la tribù di Ascer sarebbe ben presto scomparsa dalla scena, trascinata via dall'invasore assiro e perduta per sempre alle pagine della storia: "Ascer non scacciò gli abitanti di Acco, né gli abitanti di Sidone, né quelli di Alab, di Aczib, di Chelba, di Afic, di Reob; i figli di Ascer si stabilirono in mezzo ai Cananei che abitavano il paese, perché non li scacciarono" (Giudici 1:31,32).
Ecco però nel tempio di Gerusalemme proprio una della tribù di Ascer! Dio aveva stabilito il suo patto di grazia anche con Ascer e i suoi discendenti, così Dio avrebbe conservato, anche nel loro mezzo, un residuo fedele.
Sebbene la sua gente per secoli era stata infedele al loro Dio, ecco una donna che Dio aveva conservato fedele. In modo per noi sconosciuto, il Signore aveva visto come la sua famiglia aveva continuato ad essere fedele al Dio dell'alleanza e continuato a considerare prezioso l'Evangelo proclamato dai sacrifici nel tempio.
Il nonno di Anna avrebbe dato a suo padre il nome Fanuel, che significa: "Il volto di Dio", che rammentava la lotta di Giacobbe con l'angelo a Peniel.
Fanuel, a sua volta, dà a sua figlia il nome di Anna, che significa: "Oggetto particolare della grazia di Dio". Ecco quindi dei nomi che esprimono apprezzamento per la storia del popolo di Dio, nomi che parlano il linguaggio della fede. Non è magnifico questo? Sebbene la tribù di Ascer fosse perita nella sua prosperità materiale, una donna con la sua famiglia era rimasta fedele al Signore, distinguendosi dalla sua gente. Tale caratteristica deve essere presente in ciascuno di noi. Dobbiamo distinguerci dagli altri e questo ci ricorda le parole di Gesù: "Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli" (Matteo 5:13-16).
Fu questa caratteristica unita alle altre che permise ad Anna di avere un incontro diretto con il Figlio di Dio nel tempio.
4. UNA DONNA CHE SERVE IL SIGNORE
Che cosa avrebbe fatto Anna nel tempio giorno dopo giorno? Nella sua solitudine questa vedova si aggrappa alle promesse di Dio. Anna sapeva dov'è la "santa dimora" di Dio. La sua propria abitazione era vuota, non era più una casa e qualcuno avrebbe molto probabilmente magari aspirato a portargliela via. Colui che era stato chiamato a proteggerla, suo marito era morto, ma sapeva di avere però "Colui che protegge" per eccellenza e così trova casa nel tempio stesso. Luca dice che "non si allontanava mai dal tempio". Ora il Signore Iddio diventa il punto focale della sua vita.
Nel tempio, però, ella non avrebbe pianto e ricordato solo "i bei tempi andati", né si sarebbe semplicemente rallegrata godendo di questo nuovo suo rifugio, ma si sarebbe impegnata in una vita di servizio, "servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere": "Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere" (Luca 2:36,37).
La combinazione "digiuni e preghiere" suona "dolce" alle nostre orecchie. Ecco un'altra caratteristica dell'uomo di Dio. Se la preghiera è il respiro dell'anima, il digiuno nasce del desiderio di vivere una maggiore comunione con il Signore. Il digiuno non è un fioretto, non è un modo per "costringere" Dio a rispondere ma è solo una conseguenza di una profonda comunione con Dio che ci proietta con maggiore forza verso le cose spirituali e tutto il resto diventa secondario. Ricordiamoci che:
A: Il digiuno non è un merito: "Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna" (Tito 3:5-7).
B. Il digiuno non "costringe" Dio a rispondere.
C. "Sia fatta la tua volontà" deve continuamente essere l'obiettivo del vero credente.
D. Il digiuno non deve essere un affliggere il corpo, ma una ricerca da parte del credente a trovare o ritrovare comunione con Dio: "Infatti io so i pensieri che medito per voi", dice il Signore: "pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza. Voi m'invocherete, verrete a pregarmi e io vi esaudirò. Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; io mi lascerò trovare da voi", dice il Signore; "vi farò tornare dalla vostra prigionia; vi raccoglierò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho cacciati", dice il Signore" (Geremia 29:11-14).
Ricordiamoci che viene prima la preghiera e poi il digiuno e quando lo pratichiamo, domandiamoci con grande sincerità di cuore:
A) È completamente assente in noi l'idea che Dio si "commuova" e ci risponda?
B) È lontano dalla nostra mente il concetto di opera meritoria?
C) Lo pratichiamo senza ostentazione e vanto?
D) Diamo maggior valore alla preghiera ininterrotta o al digiuno che ne consegue?
Domandiamoci: perché Anna digiunava e per chi pregava? Lo faceva per il popolo che si era sviato e contaminato. Gli scandali erano all'ordine del giorno. I sacerdoti ad esempio, con la scusa di andare a consolare le vedove, approfittavano di loro: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna" (Matteo 13:14).
Così che fa Anna? Si unisce ad un circolo femminile la cui attività preferita è quella di pettegolare sull'uno e sull'altro e commentare gli scandali che avvengono nel contesto della società? No, questa vedova trova un compito in cui impegnarsi, si impegna a digiunare e a pregare umilmente per i peccati del suo popolo e a supplicare Dio che lo perdoni e che gli conceda redenzione dai mali che lo hanno intrappolato.
Giorno dopo giorno Anna si dedica ad invocare il perdono e le benedizioni del Signore. Quando la gente giunge nel tempio per pregare ed il sacerdote entra nel Santissimo per offrire incenso sull'altare d'oro, questa figlia dell'infedele Ascer si impegna, con digiuni e preghiere, ad invocare il Dio di Israele affinché Egli abbia misericordia di un popolo che solo meriterebbe un giudizio di condanna. La Scrittura c'invita a pregare gli uni per gli altri: "Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia" (Giacomo 5:16).
Quando ci sono problemi e situazioni particolarmente difficili, non sprechiamo tempo in chiacchiere: preghiamo. Facciamolo quando il fratello o la sorella sbaglia, preghiamo quando qualcuno si raffredda nella fede, preghiamo quando un fratello involontariamente ci ha ferito. Preghiamo, perché siamo stati tutti riscattati dal sangue di Cristo Gesù.
5. UNA DONNA DIETRO LE QUINTE
Anna non ebbe nessun riconoscimento ufficiale, non fu elevata in alto grado. Il suo compito era dietro le quinte. Questo è il sentimento che deve animare la nostra vita. Il credente fedele al Signore deve attendere che lo Spirito Santo lo collochi al posto giusto nel corpo di Cristo. Dio può metterci anche all'ingresso della Chiesa e nulla più. Che importa? La cosa più importante è fare la volontà di Dio e dire del continuo: "Signore dove tu vuoi, quando vuoi e come vuoi": "Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno" (Romani 12:3).
La vita del cristiano è fatta di tappe. Non bruciamole: "Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia" (Romani 9:16).
Non conosciamo nemmeno una parola che provenisse dalle labbra di Anna: il fatto stesso che si tratti di una discendente di Ascer nel tempio, già ci parla della fedeltà di Dio alle Sue promesse. Anzi, il fatto stesso che fosse una vedova consacrata anno dopo anno al digiuno ed alla preghiera parlava come interi volumi ad un popolo che amava i suoi peccati. Il suo servizio nel tempio era una condanna dei loro peccati ed un appello al ravvedimento. Che compito importante aveva, eppure era poco in vista.
Notiamo che il testo di Luca ci dice che era anziana, aveva 84 anni, eppure il suo silenzioso servizio fu efficace ed oltre a ciò ebbe la gioia d'incontrare il Salvatore del mondo, mentre tutti quelli che ricoprivano un'alta carica non fecero la stessa esperienza. Dalla storia di Anna impariamo ad essere fedeli nelle piccole cose e se Dio vorrà ci affiderà anche grandi cose: "Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi" (Luca 16:10).
Questa è la donna, che vide nel tempio, un giorno quattro persone: una giovane donna, suo marito, ed un vecchio di Gerusalemme, con un neonato fra le braccia del vecchio. Lo Spirito Santo la rende cosciente che il bambino fra le braccia di quel vecchio laggiù era l'adempimento di tutte le sue aspettative e l'adempimento fedele delle aspettative di tutti i profeti prima di lei. Le sue vecchie e stanche gambe la portano così di fronte a quel gruppo di persone e lei ringrazia a gran voce il Signore. Ecco l'adempimento delle sue fedeli ed incessanti preghiere, e Maria, Giuseppe e Simeone odono l'annuncio: "Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio" (Luca 2:38).
Che benedizione fu quest'incontro per Anna. Allo stesso modo grandi benedizioni realizzeranno tutti coloro che come Anna saranno fedeli al loro servizio a Dio: "Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:23).
6. UNA DONNA CON UN MESSAGGIO
Anna scompare dalle pagine dei Vangeli. Di lei non si parla più, ma prima che Luca termini la brevissima descrizione di questa donna, c'informa del suo nuovo compito: "Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (Luca 2:38).
È una donna anziana. Ora che le sue preghiere sono state esaudite, continua ad operare e a dire a tutti ciò che è avvenuto e che avverrà. Il suo compito non è finito, perché esso non sarà assunto da nessuno nell'"establishment" religioso del tempo, piuttosto preoccupato per l'insorgere di qualcuno che avrebbe messo in questione il loro potere!
Qualcuno parla e si mobilita, non accetta la congiura del silenzio. È sempre lei, quella povera e vecchia vedova che diventa proclamatrice dell'Evangelo. Quante forze avrà potuto avere per farlo a 84 anni? Eppure va e lo fa. Non sono i sacerdoti e i dottori del tempio, esponenti ufficiali della religione, che accolgono Gesù, Maria e Giuseppe, ma personaggi oscuri e apparentemente secondari. Tutto questo è in linea con tutto lo stile di Dio. Dio non si priva di chi Lo annuncia fedelmente, anche quando un'intera classe politica e religiosa è corrotta. Il messaggio di Anna su quel bambino è testimonianza vivente della fedeltà di Dio alle Sue promesse, attraverso la fedeltà dei minimi fra il Suo popolo che vive nelle tenebre.
Quella donna è messaggio fatto persona. Proprio perché il messaggio viene da una persona così, fedele, che acquista maggiore rilevanza. Un vero credente si distingue, perché ha non un messaggio, ma IL MESSAGGIO.
Conclusione
La fedeltà, dunque, è un valore importante. Per voi la fedeltà è importante oppure vi unite anche voi al moderno coro che considera stupido chi è fedele e persevera? Chi persevera, però, vincerà. Chi persevera non è superficiale, ma sa che la fedeltà, visibile e testimoniata persino nel mondo animale, è la caratteristica di Dio e di chiunque coerentemente assomiglia a Lui. Fedele era Anna, presenza costante ed affidabile. Ella sa che in Dio può trovare rifugio sicuro. Anna non ha paura di distinguersi dalla sua stessa gente, perché sa che certi valori non solo sono vincenti e paganti, ma che la coerenza è più importante della malintesa solidarietà con la sua stessa gente. Anna si impegna in una vita di servizio, intercedendo in favore del suo popolo e delle sue miserie. In lei dimora lo Spirito Santo e sa che gli anni che Dio ci concede non sono mai inutili. È Anna che non cessa di parlare di Cristo, quand'anche fosse l'unica a farlo.
Che noi tutti possiamo dunque assomigliare ad Anna nella sua fedeltà e perseveranza e con lei ricevere la redenzione in Cristo Gesù: "Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita" (Apocalisse 2:10).