Chi è online? | In totale ci sono 5 utenti online: 0 Registrati, 0 Nascosti e 5 Ospiti Nessuno Il numero massimo di utenti online contemporaneamente è stato 141 il Dom Ott 20, 2024 1:41 pm |
| ROMPI IL TUO ALBASTRO
Marco 14:1-9: "Mancavano due giorni alla Pasqua e alla festa degli Azzimi; i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di prendere Gesù con inganno e ucciderlo; infatti dicevano: "Non durante la festa, perché non vi sia qualche tumulto di popolo". Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso; mentre egli era a tavola entrò una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d'olio profumato, di nardo puro, di gran valore; rotto l'alabastro, gli versò l'olio sul capo. Alcuni, indignatisi, dicevano tra di loro: "Perché si è fatto questo spreco d'olio? Si poteva vendere quest'olio per più di trecento denari e darli ai poveri". Ed erano irritati contro di lei, ma Gesù disse: "Lasciatela stare! Perché le date noia? Ha fatto un'azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre. Lei ha fatto ciò che poteva; ha anticipato l'unzione del mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato il vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei".
Il profumo all'essenza di nardo era un unguento ottenuto dalle radici di una pianta indiana molto rara e per questa ragione era molto costoso. La quantità usata da Maria valeva all'incirca i nostri quaranta milioni delle vecchie lire. Il nardo era usato per l'unzione del re e Maria forse intendeva riconoscere Cristo come suo Re e Messia.
Sembra, inoltre, che questo profumo rappresentasse per una donna che doveva sposarsi, la sua dote. Maria non fece calcoli. Il suo amore per il Signore la spinse a rompere l'alabastro e a versarne il prezioso contenuto sulla testa di Gesù.
Siamo noi disposti a rompere il nostro alabastro? Somigliamo a questa donna? La cosa più importante non fu tanto il valore intrinseco dell'offerta, quanto l'amore che Maria volle esprimere per il Signore con quel gesto.
"Ella ha fatto ciò che per lei si poteva". Queste parole di Gesù intorno a Maria esprimono un principio importante: poiché siamo stati redenti per la grazia di Dio, siamo in obbligo di fare per Cristo "quanto sta in nostro potere". Dio non domanda di più da ciascuno di noi.
In quell'occasione, inoltre, Gesù affermò che ovunque l'Evangelo fosse stato predicato, il gesto di Maria sarebbe stato ricordato. L'invito del Signore attraverso questo studio è il seguente: "Rompi il tuo alabastro", in altre parole: "Offri la tua vita al Signore".
IL TUO ALABASTRO ROTTO DIMOSTRA
UN AMORE VERO
È facile affermare che amiamo Dio, ma forse ancora non abbiamo ben compreso che cosa è quest'amore, come deve essere questo sentimento e soprattutto come deve concretarsi. Maria che apre l'alabastro è una dimostrazione concreta di che cosa è il vero amore per Dio. Amore non è semplicemente un'emozione, bensì un'attitudine che si manifesta con azioni precise.
Ad uno scriba desideroso di conoscere qual era il più grande dei comandamenti, Gesù rispose parlando d'amore: "Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene, si avvicinò e gli domandò: "Qual è il più importante di tutti i comandamenti?" Gesù rispose: "Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio è l'unico Signore: Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua". Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi". Lo scriba gli disse: "Bene, Maestro! Tu hai detto secondo verità, che vi è un solo Dio e che all'infuori di lui non ce n'è alcun altro; e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l'intelletto, con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposto con intelligenza, gli disse: "Tu non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno osava più interrogarlo" (Marco 12:28-34).
Quando ci siamo innamorati, abbiamo avvertito il cuore che ci batteva, una bellissima sensazione di disagio c'invadeva. Quando stavamo con i nostri amici e le nostre amiche, non accadeva nulla, ma quando si avvicinava "lui" o "lei", in noi tutto cambiava. A volte diventavamo sciocchi, altre volte imprevedibili, insensati, ma sapevamo molto bene che eravamo innamorati. A distanza di anni, forse la presenza di nostra moglie o nostro marito non ci fa battere più forte il cuore come nei primi periodi, ma molti di noi possono continuare a dire che è amore vero. Il nostro amore per Dio non può essere sui generis, epidermico, legato alle circostanze. Il nostro amore non può essere come quello delle folle, che finché ebbero pane e pesce seguirono Gesù. Non può essere come quel giovane che disse: "Signore io ti seguirò ovunque tu andrai", ma poi si tirò indietro.
Quanti credenti abbiamo conosciuto con lo stesso entusiasmo, con lo stesso zelo che oggi non sono più in mezzo a noi? Tanta gioia, tanto entusiasmo, tanto zelo, poi sono appassiti come un bel fiore sradicato dalla terra. Somigliano al seme caduto in un luogo roccioso.
Il nostro amore per il Signore deve essere vero. Dobbiamo rompere il nostro alabastro d'olio odorifero, per dimostrare che amiamo il Signore concretamente e non solo a parole. Dobbiamo scoprire se amiamo veramente Gesù, perché il pericolo per la Chiesa di oggi non è solo l'apostasia, gli scandali, ma il legalismo, la religiosità. L'amore per Dio, quello vero che coinvolge la nostra vita, deve spingerci verso di Lui. Il nostro amore per Dio non può prescindere né dalla quantità (con tutto il cuore), né dalla qualità.
IL TUO ALABASTRO ROTTO DIMOSTRA
QUANTO SEI COINVOLTO
Quel giorno a Betania c'erano tante persone e fra queste, Simone il lebbroso. È probabile che quest'uomo affetto da lebbra, sia stato guarito da Gesù, altrimenti non si spiegherebbe come poteva essere rimasto in casa sua e soprattutto in compagnia d'amici, visto che la legge Mosaica prevedeva per i lebbrosi l'isolamento. Malgrado Simone fosse stato guarito da questa terribile malattia, non mostrò gratitudine al Signore. Quando Gesù entrò in casa sua, non gli fece lavare i piedi come normalmente si faceva agli ospiti, non lo baciò, non gli unse i capelli: "Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l'olio. Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: "Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice". E Gesù, rispondendo gli disse: "Simone, ho qualcosa da dirti". Ed egli: "Maestro, dì pure". "Un creditore aveva due debitori; l'uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. E poiché non avevano di che pagare condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?" Simone rispose: "Ritengo sia colui al quale ha condonato di più". Gesù gli disse: "Hai giudicato rettamente". E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell'acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai versato l'olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama". Poi disse alla donna: "I tuoi peccati sono perdonati". Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: "Chi è costui che perdona anche i peccati?", ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace" (Luca 7:37-50).
Che amore aveva questa donna! Gesù citò un passo dell'Antico Testamento con il quale la legge poteva essere riassunta: "Tu amerai dunque il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze. Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore" (Deuteronomio 6:5).
Non a caso Gesù fa appello all'intero nostro essere: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua".
Notate la parola "tutto". Dio non si accontenta delle briciole, degli avanzi, ma vuole tutto da noi, perché ha dato tutto per noi: "Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti, Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Giovanni 3:16,17).
L'amore che Pietro aveva per il Signore, per esempio, era di tipo emotivo e non volitivo, cioè era un sentimento che lo coinvolgeva solo in quei momenti in cui viveva con Lui: "Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: "Questa notte voi tutti avrete in me un'occasione di caduta; perché è scritto: "Io percuoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse", ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea". Pietro, rispondendo, gli disse: "Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me". Gesù gli disse: "In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte". E Pietro a lui: "Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". E lo stesso dissero pure tutti i discepoli" (Matteo 26:30-35).
La stessa cosa fece Pietro quando Gesù, volendo insegnare il concetto di servizio e d'umiltà, lavò i piedi ai discepoli. Pietro mostrò un amore che lo coinvolgeva solo superficialmente: "Poi mise dell'acqua in una bacinella e cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: "Tu, Signore, lavare i piedi a me?" Gesù gli rispose: "Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo". Pietro gli disse: "Non mi laverai mai i piedi!" Gesù gli rispose: "Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me". E Simon Pietro: "Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!" (Giovanni 13:5-9).
È importante notare che nella riabilitazione di Pietro, Gesù non lo rimproverò perché lo aveva tradito tre volte o perché non era stato attento alle sue parole, non lo rimproverò perché era fuggito via e non aveva avuto neanche il coraggio di essere presente alla Sua crocifissione, ma a Gesù interessa sapere se era disposto veramente ad amarLo e a lasciarsi coinvolgere: "Quand'ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi ami più di questi?" Egli rispose: "Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene". Gesù gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo, una seconda volta: "Simone di Giovanni, mi ami?" Egli rispose: "Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene". Gesù gli disse: "Pastura le mie pecore". Gli disse la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?" Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: "Mi vuoi bene?" E gli rispose: "Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene". Gesù gli disse: "Pasci le mie pecore" (Giovanni 21:15-17).
Fratelli e sorelle, com'è il nostro amore per il Signore? Coinvolge tutto il nostro essere? Lo amiamo veramente con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente, con tutta la nostra forza? Mi chiedo: "Il nostro è un amore vero?"
IL TUO ALABASTRO ROTTO DIMOSTRA
UN VERO INTERESSE PER LA SUA OPERA
Un modo per verificare la serietà di una persona é quello di vedere se mantiene gli impegni assunti. Dio é sempre fedele alla Sua Parola e adempie le Sue promesse in ogni circostanza. Allo stesso tempo il Signore si aspetta fedeltà da noi. Offriamo a Dio la nostra vita, cioè i nostri talenti, il nostro servizio, le nostre risorse, scopriremo allora che "più felice cosa è il dare che il ricevere": "Onora il Signore con i tuoi beni e con le primizie di ogni tua rendita; i tuoi granai saranno ricolmi d'abbondanza e i tuoi tini traboccheranno di mosto" (Proverbi 3:9,10).
Gesù, giustificando il gesto di Maria, dirà: "Lo ha fatto in vista della mia sepoltura. "Lei ha fatto ciò che poteva; ha anticipato l'unzione del mio corpo per la sepoltura".
Ciò che ha sempre distinto il vero credente innamorato del Signore da chi non lo è veramente è il servizio a Lui reso e l'interesse per la Sua opera. Se amiamo Dio, dobbiamo necessariamente amare la Sua opera, la Sua Chiesa, perché essa è la rappresentazione del Suo amore per noi in considerazione del fatto che essa è stata acquistata con il sangue di Cristo Gesù.
Cosa cerchiamo nelle nostre case, nelle nostre famiglie se non il benessere, il progresso per noi e per i nostri figli? Dobbiamo impegnarci per l'opera di Dio, se veramente lo amiamo. C'è tanto da fare nella Chiesa del Signore; non esiste la disoccupazione e ognuno può e deve dare il suo contributo, perché l'opera di Dio progredisca: "Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov'egli stesso stava per andare. E diceva loro: "La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua mèsse" (Luca 10:1,2).
"Perché gli operai sono pochi"? La risposta è semplice: "Forse perché non tutti amano l'opera di Dio allo stesso modo", perché non tutti sono disposti a rompere l'alabastro ed a versarlo su Gesù.
Ciò che è molto triste è a volte vedere maggiore impegno per le cose nostre che per le cose di Dio. Se dobbiamo pittare il nostro appartamento, prendiamo dei giorni di ferie, scegliamo il pennello migliore, la vernice migliore, ma se dobbiamo farlo per la nostra comunità, non abbiamo tempo, siamo sempre impegnati. Quanto amiamo Dio e quanto amiamo la Sua opera?
Servire è la responsabilità d'ogni vero credente. A volte guardiamo al servizio come ad un peso oppure a qualcosa d'opprimente. L'apostolo Paolo lo considera, invece, come una gioia ed un privilegio: "Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore!" (Colossesi 3:23,24).
Il servizio non é facoltativo, ma una conseguenza della nuova nascita: "Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Giovanni 15:16).
Il Signore Gesù è il modello. Egli è stato il Servitore perfetto. Pur essendo il Signore del cielo e della terra, accettò di farsi servo: "Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce" (Filippesi 2:5-8).
Egli poteva dire: "Io sono in mezzo a voi, come Colui che serve": "Perché, chi è più grande, colui che è a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che è a tavola?, ma io sono in mezzo a voi come colui che serve" (Luca 22:27).
Egli è venuto non per essere servito, ma per servire: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti" (Matteo 20:28).
Noi dobbiamo fare la stessa cosa, dobbiamo fare qualcosa. Servire non significa mostrare un certo attivismo, fare quello che ci piace, ma sottometterci a Dio in ogni cosa e fare la Sua volontà. Nella Chiesa non vi é posto per l'autosufficienza. Dobbiamo aver rispetto l'uno dell'altro. Anche il credente più umile ha una funzione necessaria da svolgere nella Chiesa. Nella comunità non vi è nemmeno posto per l'autodisprezzo. Molti credenti dicono di non sapere fare nulla, ma ciò è sbagliato, perché se siamo dei credenti, abbiamo ricevuto almeno un dono spirituale. Dobbiamo essere umili, avere un concetto sobrio di noi stessi: "Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro. Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede; se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento, all'insegnare; se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia. L'amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene. Quanto all'amore fraterno, siate pieni d'affetto gli uni per gli altri. Quanto all'onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente. Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l'ospitalità. Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono. Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi" (Romani 12:3-16).
Come avviene nel corpo fisico, dove ogni membro ha una sua funzione da svolgere, allo stesso modo lo Spirito Santo accorda i Suoi doni come Egli vuole. È Dio che ha collocato nel corpo ciascun membro, come ha voluto: "Tutte queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole…Ma ora Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto" (1Corinzi 12:11,18).
Siamo chiamati a ricercare i doni, ma non a sceglierli. Dobbiamo accettare con gioia il posto ed il compito che Dio ci ha assegnato, senza avere complessi di inferiorità o invidia e gelosia verso gli altri. L'unità del corpo non significa uniformità.
Se amiamo Dio, dobbiamo amare la Sua opera e impegnarci per essa.
Quanto ami il Signore? E soprattutto lo ami con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua"?
IL TUO ALABASTRO ROTTO DIMOSTRA CHE
TUTTO CIÒ CHE POSSEDIAMO APPARTIENE A DIO
Non dimentichiamo che noi non possediamo nulla, siamo solo degli amministratori: "Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo tornerò in grembo alla terra; il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore" (Giobbe 1:21).
Tutti i cristiani sono convinti e consapevoli di appartenere a Dio, perché Egli è il Creatore ed in Cristo ci ha donato il Redentore. Per questa ragione, le nostre vite, con i beni e le risorse che possediamo, gli appartengono: "A te, Signore, la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo! A te, Signore, il regno; a te, che t'innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose! Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu signoreggi su tutto; in tua mano sono la forza e la potenza e sta in tuo potere il far grande e il rendere forte ogni cosa. Perciò, o Dio nostro, noi ti ringraziamo e celebriamo il tuo nome glorioso. Poiché chi sono io e chi è il mio popolo, che siamo in grado di offrirti volenterosamente così tanto? Poiché tutto viene da te; e noi ti abbiamo dato quello che dalla tua mano abbiamo ricevuto" (1Cronache 29:11-14).
Il rapporto del credente con ciò che possiede é quello di un amministratore, non di un proprietario. Egli è l'amministratore di ciò che é proprietà di Dio e come tale, ha una sacra responsabilità. Non ha diritto di dissipare il denaro del suo Signore, né tanto meno di agire come gli pare con ciò che è Sua proprietà. Un giorno sarà chiamato a rendere conto della propria amministrazione.
ROMPI IL TUO ALABASTRO
PERCHÉ EGLI HA FATTO TUTTO PER NOI
Dio ha fatto tutto per noi, ci ha perdonati, giustificati, ha scritto il nostro nome nel libro della vita; ha in serbo benedizioni copiose, quindi gli siamo debitori e come tali dobbiamo fare almeno qualcosa per Lui: "Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi. Io do, a questo proposito, un consiglio utile a voi che, dall'anno scorso, avete cominciato per primi non solo ad agire, ma anche ad avere il desiderio di fare" (2Corinzi 8:9).
Maria che rompe l'alabastro, somiglia a Maria Maddalena e alle altre donne che seguivano Gesù. Sappiamo che i discepoli avevano lasciato le loro attività secolari e si erano affidati a Cristo assieme alle loro famiglie: come dunque potevano sostenersi? I Vangeli ci parlano della borsa che avevano in comune, con la quale si provvedeva ai bisogni ed alle offerte (qualcosa di simile ad un fondo cassa), di cui era tesoriere Giuda, che poi tradì il Signore per amore del denaro. Da quali sorgenti era alimentato quel fondo collettivo? Vi si provvedeva con le offerte volontarie e spontanee di tutti quelli che erano stati beneficiati dai miracoli di Gesù o che si erano convertiti attraverso i Suoi meravigliosi insegnamenti. Mentre tutti coloro che erano stati partecipi delle Sue ricchezze spirituali facevano doni a Cristo ed esercitavano verso di Lui l'ospitalità, vi erano alcune donne in particolare che, spinte da un profondo senso di gratitudine e di riconoscenza, decisero di offrire a Gesù il loro tempo, i loro beni, i loro servizi come madri e sorelle. La loro memoria è degna perciò, d'altissimo onore nella Chiesa: "In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunziando la buona notizia del regno di Dio. Con lui vi erano i dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti maligni e da malattie: Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, l'amministratore d'Erode; Susanna e molte altre che assistevano Gesù e i dodici con i loro beni" (Luca 8:1-3).
Il re Davide aveva compreso una grande verità: "Tutto viene da te; e noi ti abbiamo dato quello che dalla tua mano abbiamo ricevuto" (1Cronache 29:14).
Conclusione
Sei disposto a rompere il tuo alabastro d'olio odorifero di nardo schietto? Nei momenti di crisi economica, sociale, morale, religiosa, spirituale, Dio cerca persone disposte a rompere il loro alabastro d'olio odorifero di nardo schietto di gran prezzo | Bookmarking sociale |
Conserva e condivide l'indirizzo di Diciamo la Verita' sul tuo sito sociale bookmarking
Conserva e condividi l'indirizzo di Verita' sul tuo sito di social bookmarking |
|
|